»220 Anche il Villani reca i medesimi particolari, e v'aggiugne, che «messer Corso, per timore di sua persona, si fuggio di palagio, di tetto in tetto, che allora non era così murato.»221
Valsersi, quindi, di siffatta occasione i nemici di Giano, cioè i Grandi, e, come pare, anche i principali popolani nemici di lui, accusandolo d'aver turbato l'ordine della giustizia; e Giano, smagato dal vedersi abbandonare da parte de suoi, o per debolezza d'animo, o per bontà, e non volendo turbar la città, partissene nel marzo di quell'anno, sperando esser richiamato; e mai nol fu, e morissi in esilio. Dante accenna a lui, alla nobiltà dei Della Bella, e all'essere Giano, ciò non ostante, passato alla parte popolana, nella rassegna delle principali famiglie fiorentine messe in bocca a Cacciaguida:
Ciascun, che Della Bella insegna portaDel gran Barone, il cui nome e 'i cui pregio
La festa di Tommaso riconforta,
Da esso ebbe milizia e privilegio;222
Avvegna che col popol si rauniOggi colui che la fascia col fregio.
Parad. XVI. 127-132.
Ne' quali versi è certamente una applicazione a sè stesso, pur nobile, e pur passato, come siamo per vedere, alla parte popolana.
Imperciocchè, non tornarono i Grandi in potenza per la caduta di Giano; ed anzi, successe a questo nella potenza popolana uno molto più basso di lui, un tal Peccora, detto dall'arte sua il Beccajo; e successero nuovi contrasti tra Grandi e popolo, e le subdivisioni del popolo grosso e minuto. Le quali pur lasciando, come meno toccanti all'assunto nostro, noteremo solamente ciò che dice il Villani all'anno 1293: che «molti casati che non erano tiranni nè di grande potere si trassono del numero de' Grandi et misono nel popolo, per iscemare il potere dei Grandi, accrescendo quello del popolo.
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