»269
Ma un altro libro, uno di gran lunga maggiore, fu probabilmente ispirato dal Giubileo. Vedemmo la prima idea del Poema concepita da Dante, vivente ancora Beatrice; e la seconda in sul principio del 1293, dopo la visione avuta di lei morta. Ma negli anni corsi d'allora in poi, il matrimonio, i figliuoli, forse altri amori, certo la vita compagnevole, e poi i negozii pubblici, le ambascerie, le inimicizie private e le parti sorgenti, avevano senza dubbio impedito Dante dal lavorarvi molto ed efficacemente. Ancora, e forse principalmente, era Dante in queste due prime prove, scoraggiato, impacciato da un errore, una mala via, uno stromento inadeguato all'alto e libero ingegno suo; dico la lingua latina, morta, e mal maneggiabile da lui. Restano a chiaro documento e del fatto, e della inferiorità di tali prove, i tre primi versi di esse:
Ultima regna canam fluido contermina mundoSpiritibus quae lata patent, quae praemia solvunt
Pro meritis cuique suis data lege tonantis.270
Ad ogni modo, il Poema italiano, qual è, e che incomincia:
Nel mezzo del cammin di nostra vita,
cioè al 35° anno di Dante; il Poema che corre nella settimana santa di quest'anno 1300, e in cui con invariabil legge non trovansi all'altro mondo se non i morti prima di quell'epoca, e non son narrati se non i fatti allor compiuti, predicendosi solamente i posteriori; certo è, dico, che questo Poema che abbiamo, non fu nè potè essere scritto così se non dopo quell'epoca. La scelta della quale, poi, non potè essere determinata se non da una delle due ragioni o impressioni seguenti del Poeta: o l'esser questo l'anno del Giubileo, e l'avervi assistito Dante, e l'aver preso allora qualche forte risoluzione di ritorno a virtù, alla virtuosa memoria di Beatrice ed alla vita contemplativa, lasciando la selva de' vizii e delle parti; ovvero l'esser questo stato l'anno del priorato, e così l'origine delle sventure di Dante.
| |
Giubileo Poema Dante Beatrice Dante Dante Poema Dante Poema Poema Poeta Giubileo Dante Beatrice Dante
|