Una tale della medesima parte gli vedemmo esercitare non un anno addietro. Ora, poi, nel suo priorato, siamo per vederlo tutto guelfo ancora, e d'accordo col Legato, ed imparziale tra le due suddivisioni Bianca e Nera: onde si fa molto probabile, che in occasione di tale ambasceria a Roma egli assistesse al Giubileo, e da quella tornasse appunto quando assunse il priorato.
Ad ogni modo, certo è da tutte le Memorie, che eletto egli dalle Arti secondo gli Ordini di Giustizia del novantatrè, entrò Priore addì 15 giugno, e vi rimase due mesi, secondo il costume. Furono i cinque colleghi di lui Nolfo di Guido, Neri di messer Jacopo del Giudice, Nello (o Neri) di Arrighetto Doni, Bindo dei Donati Bilenchi, e Ricco Falconetti; il Gonfalonier di Giustizia Faccio da Micciole, e il notaio (cioè segretario) loro ser Aldobrandino Uguiccione da Campi.271 Della qual elezione, dice, poi Dante stesso in una lettera or perduta: «Tutti li mali e tutti gl'inconvenienti miei dalli infausti comizi del mio priorato ebbero cagione e principio. Del quale priorato benchè io per prudenza non fossi degno, niente di meno per fede e per età non ne era indegno; perocchè dieci anni erano già passati dopo la battaglia di Campaldino, ec.»272 Dove è da notare per quel che seguirà, quella confessione dello errore d'imprudenza,* solo riconosciuto da Dante; il quale è tanto più credibile in ciò, quanto più superbo e schietto uomo ei ci si mostra per ogni dove. Ed or veggiamo quali abbiano potuto essere siffatti errori, quali fossero ad ogni modo gli eventi di quel priorato.
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