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Piace qui trovare insieme, e non pur della medesima parte ma trattanti ed operanti insieme, due uomini quali Dante e Dino Compagni: grande e fiero, il primo, come ognun sa; e molto più bonario, ma non tuttavia senza una cotal dolce fortezza, il secondo. E se a due tali uomini pur aggiugniamo Guido Cavalcanti della medesima parte Bianca, e Giovan Villani, che se non ne fu, fu anche meno dei Neri contrarii, noi veggiamo così riuniti in quella parte se non i maggiori, certo i migliori uomini di Firenze: ondecchè, se noi pure sentiremo qualche parzialità per quella parte, parmi che vi ci possiamo abbandonare, senza scrupolo ch'ella ci venga per soverchio amore al nostro protagonista. La parte Bianca fu la parte popolana in governo popolano, la parte della preservazione delle leggi esistenti, e così della legittimità o legalità; e la Nera, o dei Grandi, o di messer Corso, era quella della rivoluzione e del sovvertimento dello stato presente, in che avea fiorito parecchi anni la città. Vero è, che potea parere restaurazione di uno stato più antico; ma siffatti tentativi più o meno scusabili dove son leggi antiche e ben definite, il sono meno assai colà dove la volontà di tutti o dei più sia la sola legge costante e durevole. E tale era certo Firenze.277
Finalmente, prendiamo da Leonardo Aretino la partecipazione di Dante in tutto ciò. «Essendo la città in armi e in travagli, i Priori, per consiglio di Dante, provvidero di fortificarsi della moltitudine del popolo; e quando furono fortificati, ne mandarono a' confini gli uomini principali delle due sette, i quali furono questi: messer Corso Donati, messer Geri Spini, messer Giacchinotto de' Pazzi, messer Rosso della Tosa, ed altri con loro.
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