Supin ricadde, e più non parve fuora,
Inf. X. 67-72.
Ad ogni modo, e fra tali contese e tali zuffe finiva in Firenze l'anno ultimo del secolo XIII; nè diversamente, e come dice il Villani, fortuneggiando incominciava poi il seguente.
CAPO UNDECIMO.
SIGNORIA DE' BIANCHI, POTENZA DI DANTE FINO ALLA VENUTA DI CARLO DI VALOIS.
(1 gennajo-31 ottobre 1301).
BRUNETTO LATINI
Dia quello ingrato popolo maligno,
Che discese di Fiesole ab antico,
E tiene ancor del monte e del macigno,
Ti si farà per tuo ben far nimicoEd è ragion; chè tra li lazzi sorbi
Si disconvien fruttare il dolce fico.
Vecchia fama nel mondo li chiama orbi;
Gente avara, invida e superba:
Da' lor costumi fa che tu li forbi.
La tua fortuna tanto onor ti serba,
Che l'una parte e l'altra avranno fameDi te; ma lungi fin dal becco l'erba.
Faccian le bestie Fiesolane strameDi lor medesme, e non tocchin la pianta,
S'alcuna sorge ancor nel lor letame,
In cui riviva la sementa santaDi quei Roman che vi rimaser quando
Fu fatto il nido di malizia tanta.
DANTETanto vogl'io che vi sia manifesto,
Pur che mia coscienza non mi garra,
Ch'alla fortuna, come vuol, son presto.
Non è nuova agli orecchi miei tale arra:
Però giri fortuna la sua ruotaCome le piace, e il villan la sua marra.
Inf. XV.
Del mese di gennaio 1301, essendo andati i Cerchi a lor possessioni in Valdisieve, e tornandone poi lungo a quelle de' Donati, perchè non pareva a questi conveniente che quelli passassero appiè di casa loro, nè a quelli d'aver a torcere lor via e girare un gran paese attorno a Firenze s'azzuffarono presso alla Pieve a Remuole, ed ebbervi feriti dell'una parte e dell'altra.
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