Chè, non effettuatosi tal ritorno per essersi fatto gridare Re da' Siciliani Federigo Aragonese, veniva ora Carlo di Valois per fargli contro un'impresa, e poi forse per esser fatto Imperadore dal Papa contro Alberto d'Austria, e chi sa quali altri sogni. Intanto, nel venire, aveva a passare presso a Firenze divisa, presso a Romagna disobbediente al Papa. Messer Corso promettitore come fuoruscito, gli Spini importanti come banchieri di corte, pressavano che Carlo si sviasse di poco, per fare in Toscana il paciero. Consentivano tutti gl'interessi; fecesi l'accordo facilmente.
E corsane voce in Firenze, ne fu grande naturalmente l'apprensione, massime de' Bianchi, i quali tenevano tutti gli uffici, e il meno che avessero a temere era di doverli accomunare, se non perderli del tutto, e con essi la patria. Le voci di Firenze durante l'avvicinarsi di Carlo per Bologna e poi per Roma, sono rapportate così al vivo da Dino Compagni al principio del suo bellissimo secondo libro, che pur prendendone lunghi squarci, mi duole di quanti lascio per brevità. Ma leggasi, da chi n'abbia agio, tutto quel secondo libro nel testo; chè una narrazione più bella per sè e più istruttiva de' tempi, non credo che si trovi. «Divisi così i cittadini di Firenze, cominciarono a infamare l'uno l'altro per le terre vicine, e in corte di Roma a papa Bonifazio con false informazioni; e più pericolo feciono le parole falsamente dette in Firenze, che le punte de' ferri. E tanto feciono col detto Papa, dicendo che la città tornava in mano de' Ghibellini, e che ella sarebbe ritegno de' Colonnesi» (nemici particolari del Papa intorno a Roma), «e la gran quantità di danari mischiata con le false parole, che consigliato d'abbattere il rigoglio de' Fiorentini, promise di prestare ai Guelfi Neri la gran potenzia di Carlo di Valois de' Reali di Francia, il quale era partito di Francia per andare in Cicilia contra Federigo d'Araona.
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