Ma appunto perchè ne vennero questi suoi patimenti, l'esilio e le quattro condanne, le calunnie, e poi l'ire meste d'amore verso la patria, quasi a una infedele ancor diletta, parmi, che a far giudicio poi di tutto ciò, sia necessario farlo ora di questa rivoluzione: ondechè continuerò a dirne coi particolari tratti da' contemporanei. Oltrechè, gioverà forse porgere un esempio di più di queste scene di parti con lor debolezze e paure, fedi rotte, soverchierie e persecuzioni; e lo straniero che sopraggiugne, piaggiando prima e tiranneggiando poi. Che se son cose simili ad altre non che lette, udite e vedute e sofferte da molti, vi son pure, tra molte somiglianze, alcune differenze recate dai tempi e i costumi. E poi, certe cose vi hanno che non si ridicon mai troppo, e certi esempi che si vorrebbono citar di continuo affinchè si rinnovino meno; e solea dir Napoleone, che tra le figure di rettorica, la più utile è quella della ripetizione.
Entrò Carlo a Firenze, od anzi solamente, come pare, nell'Oltrarno, addì 1 novembre;298 ed entrarono con lui, come per fargli onore, Lucchesi, Perugini, Sanesi, messer Conte Gabrielli da Gubbio (che in breve vedremo podestà), Malatestino e Mainardi da Susinana, ed altri Guelfi puri o Neri, a quattro, a sei, a centinaja per volta; sicchè, tra questi e i suoi, Carlo si trovò con mille dugento cavalli. Pregato di smontare dove già il Re Carlo e gli altri gran signori soleano, non volle, e smontò in casa i Frescobaldi oltre Arno, e vi si fortificò. I Priori, per non essere sospetti a ninna delle parti, s'elessero un consiglio di quaranta cittadini d'amendue.
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