310 Furono questi Priori nuovi, non più come s'era trattato, delle due parti; ma naturalmente tutti della vincitrice Nera, e, al dir del Compagni, «pessimi popolani:» Baldo Ridolfi, Duccio Magalotti, Neri Ardinghelli, Ammannato Beccanugi, messer Andrea da Cerreto e Ricco degli Albizzi; con Tedice Manovelli per Gonfaloniere. Entrarono in uficio addì 11 novembre in vece de'cacciati, e stettervi poi fino ai 15 decembre, epoca legale delle nuove elezioni; e pochi dì dopo essere entrati, elessero a Podestà messer Cante Gabrielli da Gubbio, «il quale riparò a molti mali e a molte accuse, e molte ne consentì.»311
Seguono, nella narrazione del buon Compagni, quattro grandi facciate di lamenti e descrizioni di persecuzioni; le quali, perchè le persecuzioni di tutti i tempi si assomigliano e son fastidiose, noi passeremo brevemente: ricercati i Priori vecchi perchè desser danari, e lasciati star solamente per timor dello sdegno pubblico che se n'alzò; Rinuccio Rinucci, un ricco popolano, in villa a cui messer Carlo andava a uccellare, messo a taglia di fiorini quattro mila, e rilasciato poi per ottocento; i Bostichi, che prendevano in guardaterra i beni d'un loro amico per fiorini cento, e poi rubavano i beni, e collocavano gli uomini in casa loro in Mercato Nuovo, nel mezzo della Città, di mezzodì; poi disonestà fatte a vergini e donne; pupilli rubati, uomini spogliati; accuse, condanne, e massimamente taglie imposte. «Patto, pietà, nè mercè in niuno mai si trovò. Chi più dicea muoiano, muoiano i traditori, colui era il maggiore.
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