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      Lo Stefani lo mette addì 2 d'aprile;318 il Villani addì 4;319 altri documenti addì 4 e 5;320 e Dino Compagni del mese d'aprile senza altro, e reca molti nomi di cacciati, fra cui «Dante Aldighieri, che era ambasciadore a Roma;» ed alla già lunga lista aggiugne ancora: «e molti altri, che furono più di huomini seicento, i quali andarono stentando per lo mondo, chi qua e chi là.»321 Dopo del che, subito messer Carlo se ne partì definitivamente per Roma e per l'impresa di Sicilia; e Firenze rimase in mano de' Neri, principalmente dei due messer Corso Donati e messer Rosso della Tosa, che vedremo poi suddividersi nuovamente.
      Ed or siamo finalmente ricondotti a Dante. Il quale, secondo i documenti più precisi, ritrovati poco più di mezzo secolo fa negli archivii di Firenze, non fu solamente compreso nella condanna generale di sua parte de' primi giorni d'aprile, ma pare aver avuto l'onore di due condanne speciali e anteriori, del 27 gennaio e 10 marzo di quell'anno 1302, non trovandosene se non quattro anteriori. Resta, dunque, confermato il dir del Boccaccio sull'importanza di Dante nella repubblica prima della venuta di messer Carlo, e il dir di parecchi altri sulla generosa opposizione di lui a tal venuta. La prima delle dette condanne trovasi in una lista intitolata «Condennaciones facte per nobilem et potentem militem Dom. Cantem de Gabrielis potestatem Florentiae MCCCII et primo.»322 Ed ivi, poi, ella è riferita per estratto così:
      «MCCCII. XVII.
      «Dom. Palmerium de Altovitis de Sextu Burghi Dantem Allagherii de Sextu S>. Petri Maioris Lippum Becchi de Sextu Ultrarni


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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