«Orlandinum Orlandi de Sextu Porte Domus.
«accusati dalla fama pubblica – e procede ex officio ut supra de primis – e non viene a particolari, se non che nel priorato contraddissono la venuta Domini Caroli – e mette che fecerunt baratterias, et acceperunt quod non licebat vel aliter quam licebat per leges etc. in lib. VIII m. per uno: et si non solverint, fra certo tempo devastentur, et mittantur in commune; et si solverinti, nihilominus pro bono pacis stent in exilio extra fines tuscie duobus annis.»323 Resta, quindi, provata più che mai e senza dubbio la bella colpa di Dante, d'essersi opposto alla venuta di messer Carlo. L'esservisi opposto durante il Priorato*, resta men certamente indicato nel documento, non recandosi di ciò le parole testuali; e quand'anche si trovassero in esso, dovett'essere accusa inesatta, avendo noi veduta l'improbabilità che di tal venuta si trattasse in giugno-agosto 1300, sei mesi prima della congiura di Santa-Trinita, in che, secondo tutte le memorie, se ne trattò per la prima volta. Finalmente, quanto all'altra accusa di baratteria, cioè guadagni illeciti qui apposti a Dante, molto fu scritto, e inutilissimamente, a parer mio, per difenderne Dante. Siffatte accuse non determinate, aggiunte ad una principale anche vera, non sono in buona regola tenute per vere nemmeno nelle cause di delitti privati; tanto meno nelle politiche. Io non so se Dante sia stato o no barattiere; non parmi probabile dal complesso di sue virtù e suoi vizii: ma l'accusa fattagliene in causa politica da contrarii potenti, lontano esso e inudito, è per me come se non esistesse.
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