»331* Non fu probabilmente la principal cagione; ma che pur fosse una, non parrà difficile a credersi, a tutti coloro che abbiano sperimentato o veduto quanto costi caro talora un motteggio, e massime in tempi di Parti, che dan agio alle vendette private, travisate in pubbliche.
Del resto, la tradizione così raccolta dal Sacchetti concorda non solamente con ciò che dice il Compagni delle condannagioni fatte ai Bianchi per un nonnulla, ma ancora con parecchi luoghi di Dante stesso che sembrano riferirsi agli Adimari. E prima, nell'Inferno, fra gl'irosi dibattentisi nel fango della palude Stigia, trova Dante un Filippo Argenti, della famiglia de' Cavicciuli, che dicesi uno de' rami degli Adimari;332 «cavaliere ricchissimo, tantochè esso alcuna volta fece il cavallo, il quale usava di cavalcare, ferrare d'ariento, e da questo trasse il soprannome. Fu uomo di persona grande, bruno e nerboruto e di meravigliosa forza; e più che alcuno altro, iracondo, eziandio per qualunque menoma cagione.»333 I quali particolari della ferratura d'argento e della persona grande, con tutto il ritratto di costui, tanto concordano con quelli del mal grazioso cavalcatore del Sacchetti, che viene il sospetto fosse la medesima persona. Ad ogni modo, il Boccaccio ce lo fa anche meglio conoscere in una Novella, la quale veramente sarebbe a legger tutta per li particolari che vi sono de' costumi fiorentini, anzi de' personaggi e delle brigate in mezzo a cui passò Dante questa prima parte di sua vita. Vedesi ivi un Ciacco parasito di messer Corso Donati, ed un Biondello di messer Vieri de' Cerchi: Biondello, comprando in piazza lamprede per messer Vieri, dà a credere a Ciacco esser queste per un gran convito in casa messer Corso, e ve l'invita.
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