Ciacco vi corre, ma non v'ha se non del cece, della sorra, e del pesce d'Arno. Quindi Biondello si fa beffe di lui. Ma Ciacco, per vendicarsi, manda un barattiere a messer Filippo Argenti, che gli chieda in nome di Biondello d'arrubinargli cioè empierli un fiasco del suo buon vin vermiglio, per sollazzarsi egli co' suoi zanzeri o compagni. Infuria l'Argenti; ed alla prima volta che dà in Biondello, lo batte e malconcia sì, che Ciacco gli potè poi dire: A te sta oramai! qualora tu mi vuogli così ben dare da mangiare come facesti, et io darò a te così ben da bere come avesti.»334 E così rideva di tutti costoro il Boccaccio. Ma, tanto sono le medesime persone, e le medesime cose oggetti diversi di risa o d'ire, secondo la natura de' riguardanti, che questo stesso Ciacco è il primo Fiorentino posto da Dante nell'Inferno, e il primo che acerbamente vi parla e predice di Firenze;335 e poco dopo, Filippo Argenti, o fosse l'Adimari già offeso da Dante e vendicatosi poi, ovvero uno qualunque di quella nemica schiatta, e in somma come odiatissimo nemico, vi è non che messo fra gli irosi dannati e nel fango della palude Stigia, ma evidentemente proseguito di special'ira del rivendicativo Poeta. Ed osservisi prima, trovarsi tutto ciò nel Canto VIII, il primo come vedremo dei ripresi da Dante dopo l'esilio, forse perchè avea fretta di far vendetta. E leggasi, poi, tutta quella scena d'ira, veramente infernale, avvicendata tra le due parti. Dante e Virgilio sono in una navicella sulla palude:
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