Innocenzo IV, che regnò dal 1243 al 1254 fu, ovvero l'ultimo di quei grandi, o il primo di quei minori.
Uno di questi fu poi Niccolò III, che regnò durante l'adolescenza guelfa di Dante, dal 1277 al 1288.* Era di casa Orsini, una delle più potenti in Roma ed all'intorno; e favorì i parenti in tal modo, che potrebbesi dire l'inventor di quel vizio del nepotismo, che durò più secoli, e fu santamente abolito ai dì nostri da tal Papa che egli pure parrà grande ai dì venturi. Del resto, papa Orsini diè cenno nel breve papato di animo alto e virtuoso, restaurando la potenza papale in Romagna per negoziati coll'imperator Ridolfo; e in Roma, con torre la dignità di senatore a Carlo d'Angiò, che tiranneggiava colà sotto quel titolo, come sotto altri altrove. Ma appunto questo volgersi di Niccolò contra Carlo, era contro agl'interessi guelfi, e così contro alle impressioni giovanili e guelfe di Dante; le quali si ritrovano nella Commedia, quantunque pubblicata da Dante ghibellino. Già notammo tal contraddizione nella storia d'Ugolino: e credo che bene studiando la Commedia, si vedrebbe che, in generale, di tutte le persone ivi nomate, quelle che finirono prima del 1302, epoca dell'esilio e della mutazione di Parte di Dante, vi sono giudicate con animo guelfo; tutte quelle che finirono più tardi, vi son giudicate con animo ghibellino, eccettuatene pochissime per gratitudine. Ad ogni modo, Niccolò III vi è severissimamente giudicato; e per quel vizio del nepotismo è posto in inferno tra i simoniaci; un genere di peccatori particolarmente odiato e vituperato in que' secoli, dopo l'immortal guerra lor mossa da Gregorio VII. Pone Dante costoro fitti in terra capovolti, le sole gambe sporgenti ed infuocate; ed interrogandone Virgilio:
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