Che da te prese il primo ricco patre!
E mentr'io gli cantava cotai note,
O ira o coscïenza che il mordesse,
Forte spingava con ambo le piote.
Inf. XIX. 31-120.
Dopo Niccolò III, regnarono in dodici anni tre papi; e rimasta due anni vacante la sede per la difficoltà dell'elezione, fu eletto, a marzo 1294, a malgrado suo, un umile e santo eremita, che prese il nome di Celestino V. Il quale provatosi a regnare, e non sapendo parteggiare (ch'era tutt'uno allora) fra pochi mesi rinunciò; sforzatovi più o meno da colui che immediatamente gli succedette, e poi lo trasse in prigione, e vel lasciò morire, papa Bonifazio VIII. A Dante tal rinuncia, che pose in soglio il suo maggior nemico, dovette, quando scrisse, naturalmente mostrarsi sotto il peggiore aspetto di debolezza e titubanza: vizii che sogliono particolarmente dispregiarsi in tempi di parte, e più dagli uomini della tempra di Dante. Quindi que' solenni versi con che egli caccia nel limbo
. . . . . . . . . L'anime triste di coloro*
Che visser senza infamia e senza lodo,
fra le quali mette
. . . . . . . . . . l'ombra di colui.
Che fece per viltate il gran rifiuto;
Inf. III. 59-60.
il quale è dai più interpretato per papa Celestino.392
Così dunque salì al pontificato, con sospetto di brighe, parti e simonia, papa Bonifazio VIII. È ritratto dal Muratori colla sua solita imparzialità, ma con forza insolita. «Nella grandezza dell'animo, nella magnificenza, nella facondia ed accortezza, nel promuovere gli uomini degni alle cariche, e nella perizia delle leggi e de' canoni, ebbe pochi pari: ma perchè mancante di quell'umiltà che sta bene a tutti, e massimamente a chi esercita le veci di Cristo, maestro d'ogni virtù e soprattutto di questa, e perchè pieno d'albagia e di fasto, fu amato da pochi, odiato da moltissimi, temuto da tutti.
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