Noi avremo a veder Dante troppo amico di altri stranieri, e non nel loderemo. Ma giustizia vuol che si noti bene: ei fu amico de' men pericolosi del suo tempo; nemico acerrimo dei sovrastanti.
Dante guelfo durante la soave gioventù, era stato guelfo moderato; ma Dante esule, ferito da' Guelfi e diventato ghibellino all'età delle amarezze, fu ghibellino esagerato e foroce nell'ira; confermandosi anche in quell'altissima natura l'osservazione fatta in tutti i tempi e in tutte le parti, che i nuovi vi sono sempre esagerati. L'ira ghibellina di lui dividevasi in tre: contra i Guelfi in generale; contra i Papi in particolare, o la corte, la curia di Roma fondatrice della Parte; contra i reali di Francia, capi presenti ed esageratori di essa. Si combinano, si accrescono e si correggono a vicenda le tre grandi ire Dantesche continuamente nel Poema, ma niuno vi è così proseguito da esse come Bonifazio VIII; e perchè la composizione del Poema durò tutta la rimanente vita di Dante, vedesi che per tutta la vita fino all'ultimo, durò in lui questo suo verme di inimicizia e vendetta. Nove volte si rivolge Dante contra Bonifazio.395 La prima è quella già veduta là dove lo fa spettare da uno dei predecessori nelle buche de' simoniaci all'inferno. Nell'ultima ve lo fa cacciare più giù da uno de' successori.396* Mordelo altrove di doppiezza e frode, per bocca di Guido da Montefeltro, il guerriero Romagnuolo fattosi frate, che diè a Bonifazio il famoso consiglio:
Lunga promessa coll'attender corto.
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