CAPO TERZO.
PAPA BENEDETTO XI. TENTATIVI DI RIPATRIARE PER PACE O GUERRA.
(1304).
Morto (e quasi ucciso nel modo detto) papa Bonifazio, fu pochi giorni dopo eletto a successore di lui un buon frate Domenicano, d'umili natali e dolci virtù, Benedetto XI. Fu in tutto il migliore, se non il solo politicamente buono frai Papi contemporanei di Dante; ed affrettiamoci a dirlo, non fu mai tocco dall'ira Dantesca. Era, come avvenne sovente dei Papi, elezione correggitrice delle azioni del predecessore. Così è ritratto dal Muratori, tal compendiatore de' contemporanei, che ben si può citare fra essi: «Non era egli nè guelfo nè ghibellino, ma padre comune: non seminava ma toglieva le discordie; non pensava ad esaltar parenti, non a procacciar moneta, e più all'indulgenza che al rigore era portato il benigno animo suo.»404 Certo, era questa miglior indole da piacere, che non quella del magnanimo peccatore; e Benedetto, pacificatosi con li Colonna e con Francia, si rivolse a Firenze, uno de' fuochi di discordia. Mandovvi di Perugia a legato il cardinale Ostiense Niccolò da Prato, frate predicatore ancor esso, «di piccioli parenti, ma di grande scienza; grazioso e savio, ma di progenie ghibellina;» ondechè fu spedito ad istigazione dei Bianchi e Ghibellini, e giunse a Firenze addì 10 marzo 1304.405 Nella quale, intanto, come già i Guelfi vittoriosi s'eran divisi tre anni innanzi, così ora la parte Nera vincitrice s'era di nuovo suddivisa. Messer Corso Donati, non mai contento, era a capo de' Grandi, naturalmente malcontenti finchè durasse la maggioranza de' popolani.
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