A loro, gli esempi da seguirsi; a noi minori la ricerca, le distinzioni delle regole, da desumersi più dai lor fatti che dai lor detti. La Divina Commedia è fiorentina senza esclusione, senza pedanteria. E chi scriva così, scriverà sempre bene, qualunque sieno le teorie.471
Nè era Dante solamente scevro di quella pedanteria che sta nel modo di scrivere: ora l'abbiamo di nuovo a vedere libero di quell'altra maggiore del perdersi studiando negli studii, dell'anteporre a poco a poco la vita contemplativa diventando indifferente, o, peggio, disprezzator dell'attiva. Non era egli letterato, come tanti, seduto a ciò che egli chiama il banco dello studio; e più che su questo, certo è che in sella e per le vie, per li campi e i monti e le valli, nacquero i pensieri delle opere di lui. Non sarebbero di ciò mestieri altre prove, che le tante descrizioni di luoghi particolari onde va ingemmato il Poema; ma vi s'aggiungono poi quelle d'ogni qualità di paesi, ogni ora del giorno, ogni effetto di luce e di suono, e quasi direi ognuno di que' fenomeni naturali che non s'osservano mai se non da coloro che sanno vivere a cielo aperto. Solenne, principalmente, è la descrizione della sera del viandante al tocco dell'Ave Maria:
Era già l'ora che volge il desioAi naviganti e intenerisce il core
Lo dì ch'han detto ai dolci amici addio;
E che lo nuovo peregrin, d'amorePunge, se ode squilla di lontano,
Che paia il giorno pianger che si muore.
Purg. VIII. 1-6.
Alla quale è uguale o superiore quell'altra descrizione dell'altro Ave Maria o Angelus mattutino, al sonar del quale negli orologi paragona Dante il rotear di alcune anime beate in Paradiso:
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