Firenze Guelfa-Nera stava in mezzo contro a tutti; ed ajutata da Lucca sola, non che difendersi, offendeva. Addì 26 maggio 1305, l'esercito fiorentino, guidato da Roberto duca di Calabria, rimasto dopo la morte di Carlo Martello primogenito del re di Napoli, mosse contra Pistoja, nido de' fuorusciti Bianchi, capitanati dal prode e perdurante Tolosato degli Uberti. I Lucchesi vennervi a campo da un altro lato. L'assedio si stabilì. A settembre, due legati del nuovo papa vennero da pacieri ad inibirlo. Il duca di Calabria obbedì, e lasciollo; i Fiorentini e Lucchesi non dieron retta. L'assedio incrudelì. A chi usciva dalla terra, se uomo, era tagliato il piede; se donna, il naso. Intanto, a Bologna furono cacciati i Bianchi e Ghibellini, e la città si rivolse a Guelfa-Nera. Allora i Pistojesi si arrendettero, addì 10 aprile 1306. Pistoja fu smurata; il contado diviso tra Lucca e Firenze; la terra retta da un podestà mandato dall'una, e un capitano mandato dall'altra; i rifuggiti dispersi; il nome de' Bianchi ivi nato, poco meno che spento; i rimasugli sempre più confusi co' Ghibellini. Il Papa, uditi questi disprezzi della sua intervenzione, fece suo legato e paciere in Italia il cardinal Napoleone Orsini: il quale venuto, e offerta la sua paceria a Firenze, non fu ricevuto; ed offertala a Bologna, ne fu cacciato. Scomunicò l'una e l'altra; e tolse, come vedemmo, lo Studio a Bologna; e si rimase poi in Italia a raccorre un esercito di Bianchi e Ghibellini contro a Firenze. Tanto eran mutate le cose!
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