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Ai fatti di questa lettera, tutti concordanti con gli altri che si sanno di Dante, e coi modi di lui, poco è da aggiungere. L'autenticità di essa fu combattuta, è vero, da un uomo letteratissimo; ma gli fu risposto da uno non minore e a mettersi in tal questione sarebbe necessario un volume: ondechè, chi si contenti dell'opinion mia, tenga pur questa come una delle meno incerte cose della vita di Dante; e chi dubiti, ricorra ai combattenti.510 Una sola difficoltà io trovo ne' fatti ivi narrati, ed è quella della dedica del Paradiso a Federigo re di Sicilia; non solo perchè tal dedica fu poi fatta non a lui ma a Cangrande della Scala (mutazione che sarebbe spiegabile in mille modi), ma perchè questo medesimo Federigo è vituperato nel Convito e nel Volgare Eloquio,511* scritti poco prima di quest'epoca; e poi nel Purgatorio512 e nel Paradiso,513 scritti dopo onde non pare probabile, che Dante volesse far tal onore a chi così disprezzava prima e dopo. Ma notisi bene, tolta la lettera, non sarebbe tolta la difficoltà che rimane anche più forte nella Vita del Boccaccio, il quale dice, tenersi da alcuni per definitivamente dedicato il Purgatorio a Federigo.514 Nè sarebbe tolta la difficoltà dicendo la lettera supposta dietro la Vita; e chi dicesse il passo della Vita fatto sulla lettera, crescerebbe a questa l'autorità. Ondechè, o convien lasciar questa fra le difficoltà insolvibili della Vita di Dante, o dir ch'egli, nè prima nè dopo, non istimando Federigo, ebbe pure alcun tempo qualche speranza su lui, ma che non vedutala verificarsi, rimutò proposito, ed ai vituperi antichi altri n'aggiunse.
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