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      Ci urtano meno tali difetti in Omero, o per il gran rispetto accumulatogli dalla antichità, o per quello acquistatogli dall'ordine de' nostri studii; ma urtarono Orazio, il più gran buongustajo dell'età più colta fra le antiche. Omero è il gran poeta dell'origine; Dante e Shakespeare i due grandi del risorgimento delle lettere. Omero, sommo della civiltà antica; Dante e Shakespeare insieme, sommi della cristiana. Dalle differenze, poi, delle età vennero senza dubbio le differenze di lor vizii e virtù. La sublimità soprannaturale non potea essere dell'età così sviata dal cielo, da far astiosa e libidinosa la divinità. Gli iddii d'Omero sono uomini, e non più; il cielo di lui è ancor terra. E tra i due poeti cristiani, doveva il vantaggio della sublimità rimanere al figliuolo del risorgimento primiero, italiano, cattolico; anzichè a quello d'un risorgimento già derivato dal nostro, già lontano dal fonte primitivo e più poetico. Non sarebbe, se non innalzandoci dalla volgare alla più antica significazione della parola di poesia, e tal chiamando non solamente la divinazione, ma ancora la rivelazione delle cose divine, che noi troveremmo una poesia ancora più sublime di gran lunga che non tutte queste, ma una poesia che appunto in tale incomparabilità porta seco una delle prove di sua origine sovrumana.
      Nè fra i tre, Dante è solamente il più sublime, ma ancora il più amabile poeta. Cantarono gli altri due per estro, per gloria, e fors'anche pel vitto; cantò Dante per amore, e per uno dei più gentili che sieno stati mai.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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