Qui i peccatori carnali son tormentati da un vento o bufera che li trae seco, sbattendoli contro le rocche ond'è cinto ed aspro il cerchio. E qui son Paolo e Francesca insieme in eterno portati.529
Nel III° cerchio, guardato da Cerbero, sono i golosi fitti nel fango e battuti d'eterna pioggia. Ivi, fra gli altri, Ciacco, il Fiorentino non noto se non per la novella del Boccaccio,530 a cui Dante domanda delle future sorti delle Parti che nel 1300 dividevan la patria; e Ciacco gliene fa quella predizione che dicemmo, e che si rivolge contro ambe le Parti. Evidentemente, l'aver messo in bocca a costui una così importante predizione delle Parti, mostra insieme e disprezzo di queste, e fretta di fare quella predizione.531
Nel IV° cerchio, in cui sta Pluto, si tormentano gli uni contro gli altri le due sorte di peccatori contraria, gli avari e gli scialacquatori, scagliandosi a vicenda enormi pesi.* Molte genti di Chiesa vi sono, ma niuno riconoscibile per la sconciatura fatta in essi da tal vizio e tal castigo.532
Nel V° cerchio è la palude Stige, di che Flegias è nocchiero; dentro essa, sopra acqua, gli irosi che straziano percuotendo d'ogni modo sè stessi, e sott'acqua gli accidiosi nel fango.533 E fra i primi è Filippo Argenti, pur disprezzato ed odiato nimico dell'autore.534
Il VI° cerchio e i tre inferiori sono chiamati la città di Dite, da tal nome pur dato a Belzebù. Qui s'aggravan le colpe e i tormenti, e qui incomincian le fiamme. L'ingresso per la porta della città è proibito a Dante dalle tre furie che lo minacciano del volto di Gorgona; e Dante è prima difeso da tal vista per le mani stesse di Virgilio postegli dinanzi agli occhi, e poi introdotto per intervenzione d'un messo dal cielo od angelo, che viene e vince altieramente.
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