CAPO NONO.
DANTE A PARIGI E IN INGHILTERRA. RODOLFO, ALBERTO AUSTRIACI, ARRIGO VII DI LUCIMBURGO, IMPERADORI.
(1308-1311 aprile).
E se il mondo sapesse il cor ch'egli ebbeMendicando sua vita a frusto a frusto,
Assai lo loda e più lo loderebbe.
Parad. VI.
Finito l'Inferno e lasciatolo a fra Ilario, partissi Dante, secondo ogni probabilità, nell'anno 1305, di Lunigiana per Parigi.* Passò per le due riviere; di che è chiara reminiscenza quel passo in sul principio del Purgatorio, ove nomando i due punti estremi di quella marina, dice:
Tra Lerici e Turbia la più disertaLa più rotta ruina è una scala ec.;
Purg. III. 49-50.566
e quell'altro dove accenna come una delle più scoscese, la discesa di Noli.567 Quinci poi andando a Parigi, ei non potè passar altrove che per Provenza; e molto probabilmente per la via antica e nuova e quasi sola di Avignone; la Babilonia allor tanto invisa ai buoni Italiani, la sede del Guasco Clemente V. Non se ne trova cenno nè reminiscenza nel Poema; ma immaginerà ciascuno facilmente la turba di pensieri e passioni, che dovettero, pur passando, destarsi nell'antico ambasciador fiorentino in corte pontificia, ora esule e ramingo; nel Poeta destinatosi oramai a correggere sua età. Ad ogni modo, così abbiamo, narratici dal Boccaccio, quel massimo viaggio, e poi il soggiorno dell'esule in Parigi. «Poichè vide da ogni parte chiudersi la via alla tornata, e più di dì in dì divenire vana la sua speranza, non solamente Toscana, ma tutta Italia abbandonata, passati i monti che quella dividono dalla provincia di Gallia» (cioè gli Appennini delle due riviere fino a Provenza), «come potè se n'andò a Parigi.
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