Dugento anni dopo, Machiavello invocando un principe qualunque che riunisse l'Italia, non era diverso molto da Dante, quando invocava il Veltro nell'Inferno, o il capitano che vedremo nel Paradiso, od ora Arrigo VII imperadore; ed anche dopo il Machiavello, molti furono ghibellini a questo modo, ed ebbero la bella idea propria di quella parte, la riunione d'Italia. Bella, dico, più ch'ogni altra, bella nelle speculazioni, nei voti; ma che il fatto di otto secoli almeno, contando non più che da Corrado il Salico, ha dimostrata e fatta impossibile ad effettuarsi. Più felice l'Italia se fin da que' tempi, o almeno nei posteriori, si fosse riunita in cercare, non una restaurazione d'imperio o di principato universale, ma il miglioramento delle condizioni sue effettive. Ma sempre il desiderio dell'ottimo impossibile nocque al bene possibile, sempre l'immaginazione al senno; e come il compiacersi in effetti immaginarii alla buona vita privata, così il perdersi in sogni politici alla pubblica efficace. I Guelfi hanno, se non altro, questo principal vantaggio nella storia, d'aver sognalo meno che i Ghibellini.
La discesa d'Arrigo VII è uno de' più belli, de' più istruttivi, ed insieme de' meglio narrati episodii della storia d'Italia; sendone trattato in parte da quel principe de' nostri cronachisti Dino Compagni, che ritroviamo volentieri; in totalilà da Giovanni Villani; e in modo speciale poi, da un cotal vescovo in partibus di Butrinto. Era un buon Tedesco, di non si sa qual famiglia o città, amico e servitore amantissimo di Arrigo, servitor poi come vescovo pur del Papa; al quale ei rende conto di tutta la discesa, onde fu egli gran parte, con una sincerità che non s'astiene da alcuni rimproveri ad esso Papa, e con una semplicità che supplisce od è eleganza.
| |
Machiavello Italia Dante Veltro Inferno Paradiso Arrigo VII Machiavello Italia Corrado Salico Italia Guelfi Ghibellini Arrigo VII Italia Dino Compagni Giovanni Villani Butrinto Tedesco Arrigo Papa Papa Bella
|