All'hora disse lo imperadore: Male hanno fatto; chè nostro intendimento era di volere i Fiorentini tutti, e non partiti, e buoni fedeli; e di quella città fare nostra camera, e la migliore di nostro imperio. E di certo si seppe, da gente che erano appresso a lui, che egli era infino all'hora con puro animo.»586
Di Losanna, per le terre del conte di Savoja, ei varcò Moncenisio, scese a Susa e fermossi a Torino nell'ottobre di quell'anno 1310. Accorservi Guelfi e Ghibellini, signoreggianti e cacciati, con seguito e soli; non attendendo a una provvisione fatta da molte città guelfe, per impedire questo ingrossamento dell'oste imperiale: che niun cittadino potesse uscire dal proprio territorio, o, come dicevasi ancor allora, dal proprio comitato, o contado. Consigliavano molti degli Italiani accorsi, che niun ripatriamento di fuorusciti si facesse prima dell'incoronamento; ma gli oltramontani più imparziali consigliavan l'opposto. E così fece via via il buon Tedesco, il quale s'era prefissi e incominciò subito per ogni dove due provvedimenti: far rientrar i fuorusciti d'ogni parte, e metter vicarii imperiali in ogni città. Antico era questo tentativo di metter vicarii imperiali, od anche regii, nelle città; e l'avea fatto massimamente Carlo di Napoli al tempo della gran potenza Angioina, prendendo la signoria delle città, ed esercitandola poi per tali magistrati senza podestà, o con podestà sottoposti. Ma i vicarii imperiali erano diversi in ciò, che l'imperadore avendo diritto d'imperio, non avea bisogno che gli si desse signoria.
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