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      Signore! tu eccellentissimo principe dei pincipi sei, e non comprendi nello sguardo della somma altezza, ove la volpicella di questo puzzo
      sicura de' cacciatori rigiaccia. In veritā, non nel corrente Po nč nel tuo Tevere questa frodolente bee; ma l'acqua del fiume d'Arno ancora li suoi inganni avvelenano. E forse tu nol sai? e Firenze questa crudel morte č chiamata. Questa č la vipera volta nel ventre della madre; questa č la pecora inferma, la quale col suo appressamento contamina la gregge del suo signore; questa č Mirra scellerata ed empia, e la quale s'infiamma nel fuoco degli abbracciamenti del padre; questa č quell'Amata impaziente, la quale rifiutato il fatato matrimonio, non temč di prendere quello genero il quale i fati negavano..... Veramente, con feritā di vipera si sforza di squarciare la madre..... Veramente, caccia fuori i viziosi fummi accendendosi la rabbia, e quivi le pecore vicine e strane s'infermano..... Veramente, ella s'incende e arde nelli diletti carnali del padre..... Veramente, contradice all'ordinamento di Dio, adorando l'idolo della sua propria volontade; infino ch'ella avendo spregiato il suo re legittimo, la pazza non si vergogna a pattovire con non suo re ragioni non sue.... Adunque, rompi la dimoranza, alta schiatta d'Isaia..... fuggiranno i Filistei e sarā libero Israele. Allora l'ereditā nostra, la quale sanza intervallo piangiamo esserci tolta, incontanente ci sarā restituita. Siccome noi ora ricordandoci che noi siamo di Gerusalem santa in esilio in Babilonia, piangiamo; cosė allora, cittadini e respiranti in pace ed in allegrezza, le miserie delle confusioni rivolgeremo.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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