Finalmente Uguccione, o per tema d'un soccorso di Guelfi che veniva a' Fiorentini, o per istratagemma, nella notte del 28 al 29, levò le tende, arse i battifolli, cioè i ridotti fatti per l'assedio, e schierossi sullo spianato tra le due osti, «con intenzione, se il prenze et sua hoste non si dilungassero, di vallicare et d'andarsene a Pisa; et se 'l volessono contastare, d'havere il vantaggio del campo, et di prendere alla ventura la battaglia.»678 Veduto ciò al mattino da' Fiorentini e dal lor mal avventurato capitano, allor infermo di quartana, e volendo impedir la ritirata d'Uguccione, stendarono anch'essi lor campo, e senz'ordine di schiera affrontarono i nemici, credendo ciò bastasse a farli dare in volta. Ma furono di tanto ingannati, che anzi Uguccione incominciò egli la battaglia, e fece investire i Fiorentini a guardia dello spianato, dal proprio figliuolo e da Gianni Giacotti Malespini, fuoruscito di Firenze, col pennone imperiale, a capo di cencinquanta cavalieri. Ruppero questi quelle prime guardie; ma giunti alla schiera di messer Piero, che era colla cavalleria fiorentina, ne furono rotti essi, e vi rimasero morti i due capi ed abbattuto il pennone imperiale. Allora Uguccione fece avanzare la schiera de' Tedeschi, che erano da ottocento cavalieri e più; i quali rabbiosamente assalendo i nemici non bene schierati nè compiutamente armati, miserli in fuga facilmente quasi tutti, e con più difficoltà, ma pur alla fine anche i cavalieri fiorentini. Vi morì messer Piero, il fratello del re di Puglia, nè fu trovato il corpo di lui; e morironvi l'altro Angioino, Carlo figliuolo del principe di Taranto, ed altri grandi guerrieri di tutte le città della lega fiorentina, e di quasi tutte le case grandi e popolane di Firenze.
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