Ma levatisi que' cittadini al timore dello sperimentato tiranno, lo ricacciarono così, che ebbe a tornare a Verona, e fuvvi in breve seguito dal Malaspina. Là pure era Guido di Castello, già ospite di Dante in Reggio, or cacciatone; e con lui Sagacio Muzzio Gazzata, scrittore delle storie di quella città, e narratore delle magnificenze della corte di Verona. Qui era il rifugio apparecchiato a tutti i cacciati Ghibellini; qui pure onorata stanza a' Guelfi cedenti alla potenza di Can Grande o prigioni di lui, fra cui Giacomo di Carrara, Vanni Scornazzano, Albertino Mussato; e qui poi, come alla corte più splendida d'Italia, guerrieri, scrittori, chierici, poeti, artefici, cortigiani e giullari. Narra il Gazzata, partecipe di quelle magnificenze, come avevano tutti questi al palazzo del signore quartieri forniti e distinti, con addobbi ed imprese adattate ad ognuno; trionfi per li guerrieri, i sacri boschi delle muse per li poeti, Mercurio per gli artefici, il Paradiso per li predicatori, la fortuna per gli esuli. A tutti era imbandito; ed erano or gli uni or gli altri invitati al desco del signore; più sovente che gli altri, Guido da Castello detto il Semplice Lombardo, e Dante.690
Ma questa è, forse, fra le varie fortune di Dante, una di quelle in che è più da compatirgli. Chè ben può ogni infelice, se conscio d'innocenza, e tanto più se di qualche grandezza, aver conforto dall'una e dall'altra nella solitudine; ma è difficile serbarlo nelle compagnie de' potenti e felici, troppo portati a trar merito dalla ventura, e ad incolpar le male riuscite.
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