Come vedesi, ogni probabilità è che tal lettera del principio del 1317, fosse scritta dal soggiorno di Verona, che durò fino entro al 1318. Ma trovandosi poi tradizione antichissima di un soggiorno fatto da Dante nel 1318 nel monastero di Fonte Avellana presso a Gubbio, di cui era priore un fra' Moricone, non è improbabile che questi fosse il buon monaco, il quale avea trasmesse a Dante le proposizioni da lui rigettate; e che ora, o per gratitudine, o dietro qualche speranza, a lui venisse Dante. Vediamo le plausibili congetture, e la bella descrizione d'un testimonio de' luoghi: «S'innalza il monistero sui più difficili monti dell'Umbria. Gli è imminente il Catria, gigante degli Appennini; e sì l'ingombra, che non di rado gli vieta la luce in alcuni mesi dell'anno. Aspra e solinga via tra le foreste conduce all'ospizio antico di solitarii cortesi, che additano le stanze ove i loro predecessori albergarono l'Alighieri.716 Frequente sulle pareti si legge il suo nome; la marmorea effigie di lui attesta l'onorevole cura che di età in età mantiene viva in quel taciturno ritiro la memoria del grande Italiano. Moricone priore il ricevè nel 1318; e gli Annali Avellanesi recansi ad onore di ripetere questo racconto. Che se lo tacessero, basterebbe aver visto il Catria e leggerne la descrizione di Dante,717 per accertarsi ch'egli vi ascese. Di quivi egli, dalla selvosa cima del sasso, contemplava la sua patria, e godeva di dire che non era dessa lungi da lui.718 E combattea col suo desiderio di rivederla; e, potendo ritornarvi, si bandiva egli stesso di nuovo per non soffrire l'infamia.
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