Nč l'iniquitą de' concittadini, nč le domestiche nimistą, nč l'esilio, nč l'indigenza, nč caritą di moglie o di figliuoli valevano a distorlo mai dagli studii e dalla poesia, che pure desidera ombra, quiete e silenzio.769» «Queste sono lodi» (soggiugne qui Foscolo molto bene) «a un poeta, ed accuse oblique ed amarissime a un padre: e non sono vere.»770 Ed aggiungeremo noi: ecco Dante oramai accusato dall'uno de' suoi due grandi contemporanei, d'essersi lasciato distrar pel matrimonio dalle cure della philosophia; e dall'altro, d'aver per li suoi studii non curato di moglie e figliuoli. E Dante pure non fece nč l'uno nč l'altro: attese sempre evidentemente, prima alle chiamate della vita attiva, della famiglia, dello stato; e solamente dopo, alla vita contemplativa, agli studii. Bastņ, č vero, all'una ed all'altra, da uomo grande ch'egli era. I minori non lo capirono; il servo gregge lo calunniņ: sia lode al Foscolo, che protestņ contra l'invidia e la calunnia.
Nč i soli figliuoli ebbe Dante seco a Ravenna: fu ivi pur confortato di parecchie amicizie. Restano memorie di quelle di ser Piero, di messer Giardino di Ravenna, di ser Dino Perini fiorentino, di Fiducio de' Milotti medico da Certaldo.771 Ancora, carteggiava da vicino con Giovanni da Virgilio, il pił famoso poeta latino di quell'etą, cittadino di Bologna e dimorantevi. Abbiamo di questo due egloghe latine dirette a Dante; nelle quali lo confortava a lasciar il volgare, e poetare pur esso in latino; suggerivagli ad argomenti la morte d'Arrigo di Lucemburgo, le vittorie di Can Grande, la vita fatale ai Guelfi di Uguccione, le armate degli Angioini distrutte, le guerre della Liguria, cioč forse quelle dei Malaspina, cari a Dante.
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