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      «Vaghissimo fu e di onore e di pompa» dice il Boccaccio, «e per avventura più che alla sua inclita virtù non si sarebbe richiesto... E per questa vaghezza, credo che sopra ogni altro studio amasse la poesia; veggendo, comechè la filosofia ogni altra trapassi di nobiltà, la eccellenza di quella con pochi potersi comunicare, ed esserne per lo mondo molti famosi; e la poesia essere più apparente e dilettevole a ciascuno, e li poeti rarissimi.» (O buon Boccaccio, perdonaci il dire che mal arrivi qui Dante, poichè il credi poeta per siffatti calcoli e vanità). «E però, sperando per la poesia allo inusitato e pomposo e onore della coronazione dello alloro poter pervenire, tutto a lei si diede e studiando e componendo. E certo, il suo e desiderio gli veniva intero, se in tanto gli fosse stata la fortuna graziosa, che egli fusse giammai potuto tornare in Firenze; in la quale sola, sopra le fonti di San Giovanni s'era disposto d'incoronarsi; acciocchè quivi dove per lo battesimo aveva preso il primo nome; quivi medesimo per la coronazione prendesse il secondo.776 Ma così andò, che quantunque la sua sufficienza fusse molta, e per quella, in ogni parte ove piaciuto gli fosse, avesse potuto l'onore della laurea... pigliare, non la volle; e così senza il molto desiderato onore si morì.777» Ad ogni modo, tal inusitato onore, ambito da Dante per una ragione cred'io più speciale, e certo in luogo speciale, fu poi pochi anni dopo pur ambito ed ottenuto dal Petrarca, meno schivo d'ogni maniera, per mano di quel re Roberto, tanto sprezzato da Dante.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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