779 Narra Franco Sacchetti d'un Genovese di persona piccola e sparutissimo, innamorato, ma non amato; il quale, dice, venne a Ravenna e cercò di trovarsi a un convito con Dante, per averne consiglio; ed essendo a mensa assai di presso l'un dell'altro, il Genovese disse: «Messer Dante, io ho inteso assai della vostra virtù, e della fama che di voi corre. Potre' io avere alcun consiglio da voi? Disse Dante: purchè io ve lo sappia dare. Allora il Genovese dice: io ho amato e amo una donna con tutta quella fede che amore vuole che s'ami; e giammai da lei non che amore mi sia stato conceduto, ma solo d'uno sguardo mai non mi fece contento. Udendo Dante costui, e veggendo la sua sparuta vista, disse: Messere, io farei volentieri ogni cosa che vi piacesse; e di quello che al presente mi domandate, non ci veggio altro che un modo. E questo è, che voi sapete che le donne gravide hanno sempre vaghezza di cose strane. E però converrebbe, che questa donna che cotanto amate, ingravidasse. Essendo gravida, e come spesso interviene ch'elle hanno vizio di cose nuove, così potrebbe intervenire, ch'ella avrà vizio di voi... Riconobbesi il Genovese; e conoscendo Dante per quello ch'egli era, meglio che non avea conosciuto sè..., più dì stette in casa sua, pigliando grandissima dimestichezza per tutti li tempi che vissono.»780 Vera o no la tradizione, ci mostra almeno Dante in diversa situazione alle mense di Ravenna, che non a quelle di Verona.
Ma, oltre le compagnevoli brigate e i carteggi e l'egloghe, ad altre occupazioni attendeva Dante, di gran lunga discoste da quelle cui era confortato da Giovanni di Virgilio.
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