Ma già, ei vogliono taluni assolutamente aversi un Dante anticristiano; e per ciò fare, si fanno un Dante vile, e scrivente falso, e per paura.
E in tali pensieri, dunque, in tali occupazioni era Dante, quando fu distratto dall'ultimo fatto che sappiamo di lui. Dice il Villani, ch'ei fu mandato dai signori da Polenta in ambasceria a Venezia.784 Era ufficio più conforme a quelli già esercitati da lui, che non la giudicatura datagli dallo Scaligero; nè parmi da dubitare di tal fatto, accettato da tutti i biografi. Ma di una lettera di Dante stampata dal Doni come scritta da Venezia a Guido Novello nel marzo 1313, sarebbe certo almeno a corregger la data, mutandola in 1320 o 1321; essendo improbabile che Dante fosse in Ravenna nel 1313, e certo, poi, non signoreggiandovi allora Guido Novello. Ma la lettera tutta è tenuta giustamente per ispuria; non tanto perchè troppo severa ai Veneziani, chè ciò sarebbe anzi ne' modi di Dante; ma perchè, oltre a quei caratteri di falsità, ella non fu trovata mai in niun codice, e fu pubblicata dal Doni che ha mal nome in fatto di sincerità.785 Men sospetta è un'altra notizia dell'ambasceria di Dante a Venezia. Diconsi fatti allora da lui e posti sotto un'immagine della santa Vergine in un Paradiso, i quattro versi seguenti:
L'amor che mosse già l'eterno Padre
Per figli aver di sua deità trina,
Costei, che fu del suo figliuol poi madre,
De l'universo qui la fa regina.
Vedevansi i versi ancora al tempo del Sansovino sopra il seggio del doge nel salone dei Dieci.
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