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      »811 Così, per via di sua figlia e del nome di Beatrice, venne a Dante la prima onoranza fattagli dalla sua fin allora sconoscentissima città. Finalmente, e per opera senza dubbio pur del Boccaccio, addì 9 agosto del 1373, fu fatto decreto d'eleggere e stipendiare un lettore o professore della divina Commedia, per un anno, e fu eletto Boccaccio stesso. Il quale, la domenica 3 ottobre del medesimo anno, incominciò a leggerne nella chiesa di Santo Stefano presso al Ponte Vecchio.812 In tale occasione fece egli il commento che abbiamo fino al verso 17 del Canto XVII dell'Inferno; e fu questa probabilmente l'ultima opera di lui, essendo egli morto nel 1375. Sia lode, dunque, al Boccaccio di siffatta sua larghezza d'animo, quasi meravigliosa in tanta diversità di quei due animi: se non che giova ripeterlo, o con amore o con invidia, tutti i grandi s'ammirano inevitabilmente tra sè. E certo, dovette essere molto frequente e favorevolmente udita quella lettura, per la riunione dei due nomi, ambi popolarissimi, dell'autore spiegato e dello spiegante. E fu continuata anche dopo la morte dell'istitutore, nei dì festivi e in varii luoghi della città; prima da Benvenuto da Imola scolaro del Boccaccio, e più tardi da Filippo Villani, da Francesco Filelfo biografi di Dante, e da altri uomini riputati in lettere.813 In breve, l'uso introdotto così degnamente, da Firenze sì sparse per tutta Italia. Fu letta la divina Commedia, intorno al 1385, in Pisa da Francesco da Buti il commentatore, e da altri poi; e poco dopo in Piacenza, in Milano, in Venezia.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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