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      Il conte Marchetti, lo Scolari, il Missirini e l'autor del Veltro* illustrarono parecchi punti particolari della storia di Dante: ma l'ultimo, uomo a cui tanto č difficile frenar l'erudizione, quanto altrui l'immaginazione, illustrō quasi tutta la seconda parte della vita. Nč dirō nemmen per cenni delle innumerevoli polemiche de' giornali, o delle imitazioni buone o cattive di tanti; chč le nomenclature non istanno bene se non ne' cataloghi. Ma sien nominate la Francesca di Silvio Pellico e la Pia di Sestini; due opere figlie di Dante, e delle pių care della nostra lingua. Fuori d'Italia, poi, il Ginguenč nella sua Storia della Letteratura Italiana, l'Artaud colla sua traduzione francese, il Boyd con una inglese, parecchi Tedeschi con parecchie in lor forte lingua, il Fauriel con una Vita breve eppur compiuta, il Witte coll'edizione delle Epistole ed altri lavori; e poi, le cattedre in Parigi e in Berlino, o rinnovate da quella del Boccaccio, o risonanti almeno del nome e dell'importanza di Dante; tutto mostra il culto di lui pių che mai diffuso oltremonti ed oltremare. E cosė doveva essere appresso a quelle nazioni che non temono di rinnovar le loro letterature ai fonti d'ogni moderna civiltā, il Cristianesimo e l'Italia.
      E tuttavia, dopo tanti lavori di cinque secoli, molti ne rimangono a fare su Dante. Manca, che pare strano, un'edizione veramente compiuta delle Opere di lui; manca un catalogo di codici antichi, uno de' commenti, uno compiuto delle edizioni; ma mancano principalmente due commenti della divina Commedia che soddisfacciano veramente, l'uno ai principianti,823 l'altro agli studiosi.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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