» (Arrivabene, pag. 583 e 584. Vedi pure Purgatorio, IV. 123). E ciò è pur desunto da un antico postillatore citato altresì dal Tommaseo, il quale dice di Belacqua: Fuit optimus magister chitararum et leutorum.
Pag. 93. – ei mette il maestro tra i dannati del più brutto fra' peccati.
Invero, il Perticari vorrebbe scusar Dante dell'aver cacciato Brunetto fra i dannati per brutto peccato, adducendo che costui avea nel suo laido Pataffio fatto l'apologia de' sodomiti. Ma questa scusa non regge, perchè (come mostreremo nella nota alla pag. 65) il Pataffio non è da credersi opera di ser Brunetto Latini. L'Arrivabene adduce in difesa di Dante un luogo di Benvenuto sul XV dell'Inferno, ove è detto che Brunetto, «quum esset magnus notarius, et commisisset unum parvum fallum in sua charta scripta, per errorem, quod potuerat faciliter corrigere, voluit potuis accusari et infamari de falso quam revocare errorem suum, ne videretur deliquisse per ignorantiam,» per lo che gli fu dato bannum de igne: quindi dalla qualità della pena, egli argomenta che più tosto commettesse unum non parvum fallum. (Arrivabene, pag. 537). Questo fatto è pur raccontato dal Landino nelle note allo stesso Canto, e con piccole varietà dall'Alunno e dal Zilioli. Vero è che il discepolo poteva tacere del maestro; ma sembra non esservi dubbio sul peccato di ser Brunetto. Il Villani (lib. 8, cap. 10) dice di lui; Fu dittatore del nostro Comune, ma fu mondano uomo. Dante lo pone in quel minor girone del cerchio de' violenti, che
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