136. Vedi ivi pure la sottil correzione al testo del Compagni, per la quale il Balbo toglie a Vieri de' Cerchi il soprannome di Guido Cavicchia, e dà a Guido Cavalcanti il solo soprannome di Cavicchia. Ma a me pare che l'origine del soprannome dato a Vieri de' Cerchi fosse perchè i Cerchi aveano comprato un palagio de' conti Guidi: quindi Guido Cavicchia fosse colui che, quasi come una cavicchia, si fosse intruso nell'abitazione de' nobili Guidi.
Pag. 164. – Dante.... s'avanzò negli ufizi del reggimento popolano.
Vedi Arrivabene, pag. 720 e segg.
Pag. 167. – La maggior prova, poi della verità di tali ambascerie ec.
Tutte queste ambascerie avrebber bisogno di novelle prove per potersi ammettere, bisognerebbe almeno, sulla scorta degli storici contemporanei, verificare se i Fiorentini mandarono quelle ambascerie (come il nostro Autore fa per alcune di esse), per poi congetturare se Dante potè essere l'ambasciatore che le disimpegnò. Nulla fa l'autorità del Filelfo, poichè non è da credere che fatto avesse tesoro di carte e tradizioni perdute chi noverando quattordici ambascerie senza pruova, dimentica appunto quell'una di cui esiste tuttora il documento, cioè quella al Comune di San Gemignano. Le ambascerie al re di Napoli Carlo II sembrano meno improbabili, e perchè se ne può congetturare il motivo, e perchè il Filelfo cita pure il principio di un'orazione da Dante detta in una di esse, e perchè (secondo il Ginguenè) conservasi nella Laurenziana un manoscritto di Dante con note del Bandini, ove si dice che Dante due volte fu in Napoli prima dell'esilio (Arrivab., pag.
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