Faremmo qui un cenno degli scrittori del dialetto napoletano, se a ciò non avesse provveduto negli Annali Civili, con eruditissimo discorso, il chiarissimo letterato Raffaele Liberatore. Anzichè danno, poi, gran vantaggio reca alla lingua generale d'Italia lo studio de' dialetti, e specialmente i vocabolarii speciali di ciascun dialetto, che sono forse l'unico mezzo di facilitare lo studio dell'italiano a chi non ebbe in sorte di nascere in Toscana o in Roma. Ai dizionarii quivi mentovati potrai aggiungere, il mantovano del Cherubini, il parmigiano del Molossi, il veneziano del Boerio, il veneziano e padovano del Patriarchi, il saggio sul dialetto piemontese di Luigi Cibrario, e le osservazioni della lingua siciliana di Claudio Mario Arezzo (Messina 1543). Sappiamo inoltre, che il Cattaneo, solerte compilatore degli Annali di Statistica, studia sui dialetti italiani.
Pag. 362. – La colpa di Dante verso i Papi... fu il bene che non disse di Benedetto buono contemporaneo suo.
Il cavalier Giuseppe di Cesare, tanto benemerito pe' suoi studii sopra Tacito, Dante e Vico, pubblicò nel 1829 una Memoria, in cui volle dimostrare essere stato Benedetto XI il Veltro di Dante. Gli rispose il Troya nel sopraccitato articolo del Progresso, ed egli si argomentò di confutare le ragioni del Troya in una nota al lib. VI del suo Arrigo d'Abbate. Ingegnosa è la Memoria di sì chiaro scrittore; ma vi si oppone la morte di Benedetto XI prima della pubblicazione dell'Inferno, e quando forse il Poeta non avea per anco incominciato a scrivere il Poema in italiano.
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