Dirà il cav. di Cesare, che Dante parimente denotò con larghi confini la patria di Folchetto, dicendo che fu littorano della valle tra Ebro e Macra: si risponde che Dante stesso si corregge nella terzina seguente, quasi pentitosi della troppa larghezza, dicendo:
Ad un occaso quasi e ad un ortoBuggea siede, e la terra ond'io fui,
Che fe' del sangue suo già caldo il porto.
Parad. IX, 91.
Non ci fermeremo a parlare di Federigo di Montefeltro o degli altri Conti di tal famiglia, perchè pare che il Troya li mentovasse così di sfuggita per non farsi parere tenero o tenace della sua opinione.
Meno ci tratterremo intorno a Butirone e Passerino Buonaccolsi, quasi per ischerzo nominati dall'Arrivabene a pag. 264, conchiudendo graziosamente: «Ma già di Veltri cui bastassero a cibo sapienza e virtù, o non nacque il primo, o si spense nel canile la razza.»
Io, titubante e dubbioso, e propendendo moltissimo a credere che il Veltro non ad alcun personaggio, ma ad un ardente desiderio di Dante debbasi riferire, inclino a credere che forse potrebbero i versi del poeta applicarsi ad Arrigo di Lucimborgo.
All'una e all'altra spiegazione non trovo altra difficoltà che l'espressione tra Feltro e Feltro. Ma noterò, che questa espressione non fu d'intoppo a Boccaccio per vedere nella venuta del Veltro profetata quella di N. S. Gesù Cristo. Veggano gli eruditi e i filologi se con quella espressione si possa denotare l'Europa, o il confine della Monarchia universale voluta da Dante. Io, per me, son quasi certo che pel Veltro di Dante debba intendersi un Imperatore, o già eletto, o da eleggersi.
| |
Cesare Dante Folchetto Ebro Macra Dante Federigo Montefeltro Conti Troya Butirone Passerino Buonaccolsi Arrivabene Veltri Veltro Dante Arrigo Lucimborgo Feltro Feltro Boccaccio Veltro S. Gesù Cristo Europa Monarchia Dante Veltro Dante Imperatore Gesù Cristo Veggano
|