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      Questo muro serve ad esporre le mercanzie del negoziante: e non vi è ciarlataneria. Secondo la specie del commercio la mostra consiste in due o tre mastelli colmi di sale e di merluzzo, in qualche involto di tela grossa da vele, in cordami, in ottonami appesi ai travicelli del solaio, in cerchi lungo le pareti, o in qualche pezza di stoffa su scaffali. Entrate. Una bella figliola, fulgida di giovinezza, dal bianco fazzoletto, dalle braccia rosee, lascia il suo lavoro a maglia, chiama il padre o la madre che vengono e vi vendono ciò che desiderate con flemma, con gentilezza o con arroganza, secondo il carattere, sia per due soldi, sia per ventimila franchi delle loro mercanzie. Vedrete un mercante di legname seduto davanti alla portache gira i pollici chiacchierando con un vicino: in apparenza egli non possiede che cattive tavole per infimo uso o due o tre mucchi di panconcelli: ma in realtà nel posto il suo magazzino pieno zeppo fornisce tutti i bottai dell'Angiò, e sa a un dipresso quante botti saranno vendute se il raccolto sarà buono. Un raggio di sole l'arricchisce, una pioggia lo rovina: in una sola mattinata certi fusti di vino valgono undici franchi o cadono a sei lire. In quel paese, come nella Turenna, le variazioni dell'atmosfera dominano la vita commerciale. Vignaroli, proprietari, mercanti di legname, bottai, albergatori, marinai, sono tutti a spiare il sole: tremano nel coricarsi la sera di dover sapere l'indomani mattina che durante la notte ha gelato: temono la pioggia, il vento, la siccità, e vogliono nello stesso tempo a secondo della loro pretesa, acqua, caldo e nubi.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





Angiò Turenna