- Ti sei fatta male? - chiese Eugenia fissandola con affezione.
- No, mi son retta piegandomi sulle reni.
- Ebbene, perché oggi è il genetliaco di Eugenia, - continuò Grandet, - voglio accomodarvi il gradino... Ma, diamine, non sapete mettere il piede dalla parte dove c'è un pezzo ancora solido? -
Prese la candela, lasciò la moglie, la figlia, la domestica alla sola luce del fuoco che gettava guizzi vivi di fiamma e andò a cercare tavole, chiodi e arnesi.
- Volete che v'aiuti? - gli gridò Nannina allorché l'udí picchiare sulla scala.
- No, no, è un mestiere vecchio per me, - rispose il vecchio bottaio.
Mentre Grandet accomodava lo scalino guasto e soffiava ricordando gli anni della sua gioventú, i tre Cruchot si presentarono alla porta di strada.
- Siete voi, signor Cruchot? - chiese la domestica spiando per la grata.
- Sí - rispose il presidente.
Nannina aprí e, alla luce della fiamma che veniva dal caminetto, i Cruchot poterono distinguere l'ingresso della sala.
- Ah, siete in festa voi! - disse loro Nannina, sentendo il profumo dei fiori.
- Scusate, signori - strillava Grandet nel riconoscere la voce degli amici - sono subito da voi. Sapete bene che non sono stato mai superbo, ed ora m'accomodo da me un gradino della scala.
- Fate, fate, signor Grandet, anche il carbonaio è sindaco in casa sua, - sentenziò il presidente, ridendo fra sé dell'allusione che intendeva mettere in quella frase e che nessuno comprese.
La signora e la signorina si levarono in piedi e de Bonfons, profittando dell'oscurità, disse allora ad Eugenia:
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