- Non avrebbe potuto trovare un gingillo qualsiasi, ma d'un certo valore?
- Faremo la nostra partita, signora Grandet, - disse la des Grassins.
- Ma... giacché siamo tutti qui, potremmo con due tavolini...
- Bene, è la festa di Eugenia, oggi; quindi fate un giuoco di tombola generale - disse l'ex-bottaio, - e questi due ragazzi vi prenderanno parte - aggiunse poi indicando Adolfo e la figliuola. - Presto, Nannina, prepara le tavole.
- Noi vi aiuteremo, madamigella Nannina, - disse la signora des Grassins tutta gongolante per la gioia che aveva notato in Eugenia.
- Io non son mai stata cosí contenta - dichiarò la fanciulla - e non ho mai visto nulla di cosí grazioso.
- L'ha portato Adolfo da Parigi e lo ha scelto lui stesso - le sussurrò l'altra nell'orecchio.
- Va, va, maledetta intrigante! - pensava il presidente. - Se avviene a te o a tuo marito di capitare in un processo, oh, starete freschi davvero! -
Il notaio, seduto in un angolo, guardava calmo l'abate, e calcolava fra sé e sé:
- I Grassins hanno un bel fare: ma i miei beni, quelli di mio fratello e di mio nipote arrivano a un milione e centomila franchi, mentre i Grassins tutt'al piú potranno possedere una metà ed hanno inoltre una figlia; quindi offrano pure quel che vogliono; ereditiere e regali un giorno saranno per noi. -
Alle otto e mezzo di sera due tavolini erano pronti, e la graziosa signora des Grassins era riuscita a metter suo figlio accanto ad Eugenia. Gli attori di quella scena interessante, benché in apparenza volgare, muniti di cartelle di varii colori e di gettoni di vetro azzurro, sembravano intenti ad ascoltare i frizzi del vecchio notaio, che non estraeva un numero senza ricamarvi un'arguzia; in realtà ciascuno era assorto nel pensiero dei milioni di Grandet.
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