- No, è un viaggiatore.
- Allora non può venire che da Parigi.
- Difatti - disse il notaio traendo il suo vecchio orologio che somigliava ad un vascello olandese - difatti son le nove. Perbacco! la diligenza dell'Ufficio centrale non è mai in ritardo. - E questo signore è giovane? - domandò l'abate Cruchot.
- Sí - rispose des Grassins - e ha con sé bagagli che peseranno almeno tre quintali.
- E Nannina non torna... - osservò Eugenia.
- Non può essere altri che qualche vostro parente - disse il presidente.
- Avanti le poste, signori, - interruppe la signora Grandet. - Mi è parso dal tono della sua voce, che mio marito non sia troppo lieto del caso, e forse potrà anche dispiacergli questo parlare che facciamo dei suoi affari.
- Signorina, - disse Adolfo alla sua vicina - è senza dubbio vostro cugino Grandet, un bel giovane che ho visto al ballo del signor di Nucingen. -
Ma non poté continuare perché la madre gli pestò un piede e, chiedendogli due soldi per la sua posta, aggiunse sottovoce:
- Vuoi star zitto, scemo? -
In quel momento Grandet ricomparve senza Nannina, i cui passi risuonavano su per la scala insieme con quelli del facchino. Lo seguiva il viaggiatore, il quale da pochi minuti eccitava tanta curiosità e preoccupava cosí vivamente l'immaginazione della compagnia; il suo arrivo in quella casa ed in mezzo a quel circolo poteva esser paragonato al cadere di una lumaca in un alveare o all'ingresso d'un pavone in qualche oscuro cortiletto di villaggio.
- Sedetevi accanto al fuoco - gli disse Grandet.
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