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      Prima di sedere, il giovane salutò tutti con grazia. Gli uomini si alzarono in piedi per rispondere con un inchino cortese, e le donne fecero una riverenza cerimoniosa.
      - Voi avrete freddo certo, signore - disse la Grandet - forse venite da...
      - Sempre cosí le donne! - interruppe il vignarolo, cessando di leggere la lettera che aveva fra le mani. - Lasciate che si riposi un po'.
      - Ma, babbo, il signore potrebbe aver bisogno di qualche cosa - osservò Eugenia.
      - Non ha la lingua? - rispose Grandet bruscamente.
      Soltanto il nuovo arrivato fu sorpreso da quella scena; gli altri erano abituati da un pezzo ai modi dispotici del vecchio; tuttavia, quando domande e risposte furono scambiate, si alzò, volse la schiena al fuoco, accostò un piede per riscaldar la suola dello stivale e disse ad Eugenia:
      - Grazie, cugina; ho pranzato a Tours, e - aggiunse guardando Grandet - non ho bisogno di nulla, né mi sento stanco.
      - Il signore viene dalla capitale? - chiese la signora des Grassins.
      Carlo, il figlio del signor Grandet di Parigi, sentendosi interpellare, prese l'occhialino sospeso con una catenella al collo, l'applicò all'occhio destro per osservare tutto quello che lo circondava e, fissando con una certa impertinenza la signora des Grassins, rispose:
      - Appunto, signora. Ma voi giocavate alla tombola, zia - aggiunse poi - e vi prego di continuare... Il giuoco è troppo divertente per trascurarlo.
      - Era proprio certo ch'egli fosse il cugino - pensava intanto la madre di Adolfo, gettando spesso un'occhiata al giovanotto.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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