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      - Quarantasette! - gridò il vecchio abate. - Ma attenta a segnare, signora des Grassins, non è il numero che avevate? -
      Il marito allora mise un gettone sulla cartella di lei, che, assalita da tristi presentimenti, continuò ad osservare volta a volta il cugino di Parigi ed Eugenia, senza curarsi della tombola. Di quando in quando la fanciulla dava di sfuggita un'occhiata al giovane, e in quelli sguardi la moglie del banchiere poté subito scoprire un crescendo di meraviglia e di curiosità.
     
      ***
      Il signor Carlo Grandet, un bel giovane di ventidue anni, formava allora un contrasto singolare con i buoni provinciali, fra i quali i suoi modi aristocratici suscitavano una specie di rivoluzione, e che tutti studiavano per burlarsi di lui. A ventidue anni infatti, i giovani sono ancora troppo vicini all'infanzia per poter sfuggire alle fanciullaggini e forse anche su cento di loro ve ne sarebbero stati novantanove che avrebbero fatto come Carlo Grandet. Alcuni giorni prima suo padre gli aveva detto di andarsene per qualche mese da suo zio a Saumur; forse il signor Grandet di Parigi pensava a Eugenia, ed egli, che capitava in provincia per la prima volta, volle apparirvi con tutta la superiorità d'un giovane alla moda, e pensò di mettere in subbuglio il dipartimento con il suo lusso, di farvi chiasso e introdurvi la vita parigina. Insomma, per dirla in una parola, egli intendeva di impiegare a Saumur maggior tempo ancora che a Parigi nella cura delle unghie, e voleva affettarvi quell'eccessiva ricercatezza nell'abbigliamento, che talvolta un elegante trascura con una negligenza non priva di grazia.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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