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      Portò dunque il piú bell'abito da caccia, il piú bel fucile, e il coltello piú fine entro la miglior guaina; portò la piú svariata collezione di panciotti grigi, bianchi, neri, color scarabeo a riflessi d'oro a pagliucole, col bavero ripiegato, a bottoniera d'oro, ecc.; portò tutte le varietà di colletti e di cravatte in uso a quei giorni, due abiti di Buisson e la sua biancheria piú fina; portò una graziosa toletta d'oro, dono di sua madre, e infine tanti nonnulla da damerino, tra cui un piccolo scrittoio bellissimo, avuto dalla piú amabile delle donne almeno per lui, da una gran dama che egli chiamava Annetta e che faceva ora col marito un noioso viaggio in Iscozia, vittima di certi sospetti ai quali pel momento aveva dovuto sacrificare la propria passione. V'era insomma un carico completo di futilità parigine, dallo scudiscio che inizia un duello, alle splendide pistole cesellate che lo terminano. Suo padre gli aveva detto di viaggiare solo e modestamente; egli, perciò, se n'era venuto in coupé riservato con la diligenza, lieto di non guastare cosí una bella carrozza da viaggio da lui commessa per andare incontro alla sua Annetta, alla gran dama che... ecc., e che egli doveva raggiungere nel giugno prossimo alle acque di Baden. Carlo contava di trovare molta gente da suo zio, di andare a caccia nei boschi e vivere la vita di campagna; non sapeva ch'egli fosse a Saumur, dove aveva chiesto di lui soltanto per farsi insegnare la via di Froidfond, e quando gli dissero che era in città, suppose che abitasse in un gran palazzo.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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