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      Per presentarsi bene in casa dello zio, tanto a Saumur che a Froidfond, egli si era vestito da viaggio nel modo piú elegante, piú ricercato, piú adorabile, per usare la parola che in quei giorni riassumeva tutte le speciali perfezioni di una cosa e di un uomo. A Tours un barbiere gli aveva inanellato i bei capelli castani; egli aveva cambiato biancheria e s'era messa una cravatta di seta nera con un colletto tondo, che incorniciava bene il suo viso bianco e sorridente. Un soprabito da viaggio mezzo sbottonato lo stringeva alla vita e lasciava vedere un panciotto di cachemire aperto, sopra un altro bianco. L'orologio abbandonato con negligenza in una tasca, era tenuto da una corta catena d'oro ferma a un occhiello; i calzoni grigi erano abbottonati ai fianchi e ricami in seta nera ne orlavano le cuciture. Maneggiava abilmente una canna, il cui pomo d'oro massiccio scolpito non alterava la freschezza dei guanti grigi; il cappello era del massimo buon gusto.
      Un parigino, soltanto un parigino della piú alta sfera, poteva azzimarsi cosí senza parer ridicolo e dare una certa armonia a quelle minutaglie sorretto da un'aria di fierezza; l'aria di un giovane che ha belle pistole ed il colpo sicuro e possiede Annetta. In ogni modo, se vi premesse intendere la reciproca sorpresa di quei di Saumur e del giovinotto e scorgere di che lampo sfolgorò l'eleganza del viaggiatore nell'ombra grigia della sala e delle persone che formavano quel quadro di famiglia, provate a figurarvi i Cruchot. Tutti e tre annusarono tabacco e da un pezzo lasciavano liberamente colare il naso né si davano cura di evitare le piccole macchie sparse sul davanti delle loro camicie rosse a colletto ripiegato.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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