Già la fanciulla si credeva capace lei sola di comprendere i gusti e le idee del giovane; difatti giunse appunto in tempo per dimostrare alla madre e a Nannina, le quali se ne tornavano sicure di aver tutto compiuto, che invece tutto v'era da fare. Persuase la domestica di scaldare le lenzuola con la brace, pose ella stessa sulla vecchia tavola una tovaglia e le raccomandò di cambiarla ogni mattina; convinse la madre che occorreva accendere nel caminetto un buon fuoco e indurre la fantesca a portar su un grosso pezzo di legno, senza dir nulla al padrone. Poi corse a prendere in uno degli armadii della sala un vecchio vassoio di lacca proveniente dalla successione dei La Bertellière, un bicchiere di cristallo a sei faccie, un cucchiaino dorato, una bottiglia antica su cui erano incisi degli amorini, e dispose tutto trionfalmente in un angolo del caminetto. Le erano venute in mente piú idee in un quarto d'ora, che non avesse mai avuto da quando era al mondo.
- Mamma - disse - mio cugino non sopporterà mai l'odore di queste candele di sego...: se comprassimo delle steariche? -
E, svelta come un uccello, andò a prendere nella sua borsa lo scudo che aveva ricevuto per le spese mensili.
- Ecco, Nannina, fa presto.
- Ma che dirà tuo padre? -
Questa terribile obiezione fu strappata alla signora Grandet dalla vista di sua figlia armata d'una zuccheriera di antico Sèvres venuta dal castello di Froidfond.
- E dove prenderai lo zucchero?... sei matta?
- Nannina comprerà lo zucchero insieme con la cera, mamma.
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