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      Per il meraviglioso buon senso che ispirava gli atti di quei forti calcolatori, sentirono entrambi la necessitā di allearsi momentaneamente contro il nemico comune. Non era compito loro esclusivo l'impedire che Eugenia s'innamorasse del cugino e che Carlo pensasse a lei? Avrebbe il giovane potuto resistere alle perfide insinuazioni, alle calunnie melate, alle maldicenze piene di elogi, alle ingenue negative da cui sarebbe stato circondato per trarlo in inganno?
      Non appena i quattro parenti furono soli in sala, il signor Grandet disse al nipote:
      - Č troppo tardi per parlare di quanto vi interessa; val meglio andare a letto e rimettere la cosa a domani, a un momento opportuno. Qui si fa colazione alle otto; a mezzogiorno qualche frutta e un po' di pane e beviamo un bicchiere di vino bianco, poi si pranza, come i Parigini, alle cinque: ecco l'ordine. Se vi piacerā veder la cittā o i suoi dintorni, sarete libero come l'aria, e vogliate scusarmi se le mie occupazioni non mi permetteranno sempre di farvi compagnia. Forse vi annunceranno tutti che son ricco... Il signor Grandet di qua, il signor Grandet di lā... Per conto mio, badate, li lascio dire perché quelle vanterie sono piuttosto favorevoli al mio credito; ma in realtā non ho un soldo, ed alla mia etā lavoro come un giovanotto che non ha altro patrimonio che una cattiva pialla e due buone braccia. Forse non passerā molto che non vi tocchi provar da voi stesso quel che vale uno scudo per chi se l'č sudato. Ed ora, Nannina, le candele!


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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