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      E scese borbottando.
      Carlo intanto era rimasto immobile tra le sue valigie. Dopo aver gettato uno sguardo sui muri di quella soffitta, tappezzati di una carta gialla a fiorami, come se ne trova nelle pareti delle osterie, poi sul caminetto di pietra a scanalature, la cui sola vista dava un senso di freddo, poi sulle sedie di legno giallastro ornate di canne verniciate, che parevano aver piú di quattro angoli, poi sul comodino aperto in cui si sarebbe potuto nascondere un sergentino de' bersaglieri, poi sul tappeto sottile e logoro disteso a piè del letto, guardò serio serio la domestica, e le chiese:
      - Ma dimmi, ragazza, son proprio in casa del signor Grandet, l'ex-sindaco di Saumur, fratello del signor Grandet di Parigi?
      - Sí, sí, siete in casa d'un amabile signore... Una vera perfezione! V'aiuto ad aprire le valigie?
      - Perbacco se devi aiutarmi, vecchio soldato! Non hai servito nei marinai della guardia imperiale?
      - Oh! oh! oh! oh! - esclamò la donna - che dite?... I marinai della guardia! È piccante! non vanno mica sull'acqua, loro! ...
      - Prendete, eccovi la chiave di quella valigia lí; deve esserci la mia veste da camera; datemela. -
      Nannina fu meravigliata, vedendo una stoffa di seta verde a fiori d'oro e a disegni antichi.
      - E vi mettete questo per andare a letto? - chiese.
      - Sí.
      - Vergine santa, che bella tovaglia sarebbe per l'altare della parrocchia! Ma, caro signorino, regalatela alla chiesa, quella stoffa, e n'avrete salva l'anima, mentre cosí la perdete. Oh, come state bene adesso! vado a chiamare la padroncina perché vi veda.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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