Ai lati del cancello si protendevano i rami storti di due meli tisici. Tre viali paralleli, sparsi di sabbia e separati da aiuole con bordo di bosso, formavano il cosí detto giardino, che finiva sotto la terrazza in un gruppo di tigli. In un angolo vi erano alcune piante di fragola, in un altro un noce immenso spingeva i rami fin sopra il gabinetto del vecchio bottaio.
Una giornata limpida e il lieto sole d'autunno in riva alla Loira venivano man mano dissipando quella specie di velatura che la notte aveva distesa sopra gli oggetti pittoreschi, sui muri, sulle piante del giardino e del cortile. Eugenia sentí un fascino tutto nuovo in quelle cose che fino allora le erano rimaste indifferenti. Mille pensieri confusi le sorsero nell'anima, e crescevano a misura che i raggi del sole diventavano piú vividi; fìnché un moto di piacere la scosse, vago, inesplicabile, un piacere che ne avvolgeva l'essere morale, come una nuvola avvolgerebbe l'essere fisico.
I suoi pensieri erano in perfetto accordo con i particolari dello splendido paesaggio, e le armonie del cuore finirono con l'unirsi a quelle della natura. Quando il sole raggiunse un angolo del muro, di dove si protendevano le piante di capelvenere dalle larghe foglie a colori cangianti, simili a petti di colomba, parve ad Eugenia che celesti raggi di speranza le illuminassero l'avvenire, e provò diletto a contemplare quel pezzo di muraglia, i suoi fiori pallidi, le campanelle azzurre e le erbe appassite, cui si fuse un ricordo soave come quelli dell'infanzia.
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Loira Eugenia Eugenia
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